2016/2017 - La giostra Teatro

La giostra /Speranzella81
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2016/2017

Le Stagioni Teatrali
Nasza Klasa
La nostra classe
Una storia in XIV lezioni
di
TADEUSZ SLOBODZIANEK

3, 4, 17, 18, 24, 25 febbraio
ore 20:30
5, 19, 26 febbraio
ore 19

E' l'opera attraverso la quale il genio di Tadeusz Slobodzianek si sta
diffondendo in Europa e nel mondo.
Per la prima volta tradotto in Italia, dopo l’eccezionale successo di critica e di pubblico
riscosso dalle edizioni rappresentate in Inghilterra, Spagna, Polonia, Canada, Stati
Uniti, Ungheria, Brasile, Giappone, PRESENTIAMO la prima messa in scena dell’opera italiana.
Un progetto di produzione etica con il sostegno e il patrocinio di: Fondazione Valenzi, Istituto Polacco
di
Roma, L’Asilo, Accademia di Belle Arti Napoli, Comune di Napoli.

Un giorno d'estate del luglio del 1941 metà della popolazione di Jedwabne, un piccolo paese
dell'Europa centrale, assassinò l'altra metà, circa 1600 Ebrei, tra uomini, donne e bambini.
Questo è l'evento centrale in Nasza Klasa che narra le vicende di un piccolo villaggio polacco,
dove fino a qualche anno fa nella piazza principale c'era una lapide che ricordava Jedwabne
come «luogo di martirio del popolo ebraico, dove la Gestapo e la gendarmeria di Hitler
bruciarono vivi 1600 ebrei».
Una menzogna durata 60 anni scoperta grazie a Jan Gross, professore di storia alla New York
University e veterano del 68 polacco, il quale ha rinvenuto in un archivio di Varsavia la
testimonianza dimenticata di un sopravvissuto; il risultato è stato "Neighbours", edito in Italia da
Mondadori con il titolo "I carnefici della porta accanto", un libro che ha incendiato l'opinione
pubblica polacca e ha costretto l'allora presidente Kwasniewski a chiedere pubblicamente
perdono, che ha estorto un mea culpa dal Capo della Chiesa e obbligato gli storici e la
popolazione della Polonia a confrontarsi con una verità agghiacciante: quella di non essere stati
solo vittime, ma veri e propri criminali di guerra.
Quel giorno, è provato, gli abitanti polacchi della cittadina si armarono di asce, coltelli, forconi e
uccisero l'altra metà, ebrei con cui erano cresciuti e andati a scuola; i tedeschi, quei pochi
presenti, si limitarono a scattare delle foto.
Per più di mezzo secolo, tutti gli abitanti del paese, dal sindaco che coordinò l'eccidio al prete
che la benedisse, hanno nascosto la verità.
Ambientato tra il 1925 e il 2002, la pièce racconta il tragico intrecciarsi delle vicende di dieci
ragazzi compagni di scuola prima dello scoppio della seconda guerra mondiale: cinque ebrei e
cinque polacchi. Mentre i ragazzi crescono il loro paese è devastato dalle invasioni armate,
prima sovietiche, poi naziste. Con lo sviluppo del fervente nazionalismo crescono i conflitti: gli
amici si tradiscono l'un l'altro e la violenza prende il sopravvento fino a che queste persone,
ordinarie,
portano a termine un’azione straordinaria e mostruosa, la cui eco risuona ancora
oggi. All’inizio dell’opera i dieci alunni dichiarano le loro ambizioni: uno di voler essere un pompiere,
uno una star del cinema, uno un pilota, uno un dottore. Nella prima parte la solidarietà
dell'infanzia lascia il posto alla tensione religiosa: mentre i cattolici pregano, gli ebrei sono
invitati ad accomodarsi nelle ultime file della classe.
Nel 1939 l’occupazione sovietica aumentò le ostilità tra i collaboratori e la resistenza dei
combattenti. Ma nel 1941, con l’arrivo dei nazisti, la comunità scopre il proprio profondo e
radicato antisemitismo religioso e razziale che porta la stessa a stupri, pestaggi, torture e infine
all'assembramento della popolazione ebraica in un fienile che venne cosparso di cherosene e
dove tutti gli ebrei presenti furono arsi vivi.

Progetto e regia Massimiliano Rossi


















I BOSCHI SACRI
SONO ANCORA
DESERTI

uno studio di Lina Prosa
da
Le Troiane di Euripide


Uno studio sull’umanità di oggi
diretto da Lina Prosa
con Emanuela MUNI e con in o.a.
Ly CIRÈ
Tiziana D’ANGELO
Marco DEL BONO
Gennaro DI BIASE
Sylla MOUSSA
Manuele NISI
Salvatore RIPPA
Maria Angela ROBUSTELLI
Fabiana SPINOSA
Elena STARACE
Michele TESTA
Luci e audio
Davide CARITÀ
assistenza alla creazione attoriale
Caterina IBBA
Organizzazione
Maria e Valeria TAVASSI

Tre giorni di laboratorio intensivo in un gruppo nel quale hanno interagito professionismo e non, per sviluppare un progetto che ha avuto una prima fase di studio a Palermo in occasione della XI edizione del Progetto Amazzone e che si presta al trasferimento in una scena come quella del Teatro La giostra nuovo Teatro di Territorio dei Quartieri Spagnoli. Lo spettacolo/studio della durata di 40 minuti, prende il suo titolo dalla lamentazione di Poseidone all’inizio del testo di Euripide.
Lo trovo pertinente alla nostra ricerca di una Troia contemporanea che parli al nostro disagio, alle nostre paure e perdite.
Poseidone nella prima pagina parla accoratamente della sua partenza da Troia e del suo abbandono degli altari che la città gloriosa gli ha consacrato. Oggi sembra impossibile pensare che anche un dio dinanzi alla catastrofe possa subire le stesse pene umane.
Invece è vero che dove non c’è uomo non c’è dio.
La partenza di Poseidone è la partenza stessa dell’umanità dal mondo.
Esodo. Esilio. Esclusione.
Perché, ora che la città è vinta, non sono le mura fisiche a cadere ma la civiltà stessa, la sua stessa ragion d’essere dinanzi al destino degli uomini.
E la guerra uccide non solo gli uomini ma anche i suoi dei, intesi qui come la stessa filosofia di vivere, l’immaginazione, la visione del mondo e le sue molteplici forme di interpretazione, la letteratura, la memoria, l’appartenenza, la religiosità.
Noi, umanità di oggi, dobbiamo riflettere di più sul dolore di Poseidone, per dare voce al crollo di quei valori che ci porta ad immaginare nel presente una nuova e globale città di Troia.
Il laboratorio ha posto una domanda alla quale proviamo a dare in scena una risposta: la partenza di Poseidone, oggi, dalla nostra città, quale deserto significherebbe?
Uno spunto sul linguaggio della fuga e della separazione a partire dal gesto del saluto.

LINA PROSA
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